Calendario di Avvento 2016 - 20 Dicembre - Racconto: "Come Natalino diventò Natalone" (seconda e ultima parte) - di Leo Todaro

Avevamo lasciato un po' in sospeso la storia di Natale, un ragazzo di Napoli, che i genitori chiamavano Natalino e che, come sapete, se avete letto la prima parte, è destinato a grandi cose, a diventare "Natalone". Ci siamo presi qualche giorno di tempo per pensare (e scrivere) una conclusione degna. Speriamo di esserci riusciti, e che la storia vi sia piaciuta. Fateci avere i vostri commenti (info AT italianwithleo . com).

 

Come Natalino diventò Natalone - di Leo Todaro (seconda e ultima parte)

Come tutte le cose belle purtroppo neanche questa è destinata a durare:  troppo spesso Natale fa credito, poi un po' se ne dimentica lui, un po' i suoi piccoli clienti, ed ecco che i guadagni non bastano. Ai primi di gennaio Natale è di nuovo punto e a capo. Altri lavoretti: lustrascarpe, strillone, buttafuori in una pizzeria, portantino all'ospedale. Come sempre non dura: a volte si stanca lui, altre volte lo mandano via. I periodi di inattività forzata si fanno sempre più lunghi. Meno male che il pane, almeno quello, non manca, in casa di Natale: merito di Don Felice, che manda sempre pane, e col pane quando un cartoccio di salame, quando due mozzarelle, quando un cesto di fichi. Ormai alle soglie dei 30 anni, Natale si sente un fallito. È depresso al punto che, se proprio non smette di mangiare, lo fa però con meno gioia, con distacco. Assunta è preoccupata. "È uno sfaticato!" grida donna Caterina, madre di Assunta. Anche il suocero, Don Felice, che di solito difende Natale, ormai è a corto di argomenti. Forse anche voi lettori state pensando che Natale non abbia voglia di faticare. Anche voi allora siete troppo severi con lui: povero giovane, è un animo sensibile, gli piace solo sognare a occhi aperti e stare in mezzo ai bambini. Ma un posto così dove lo trovi? Se la fantasia riesce a concepirlo, dunque da qualche parte deve esistere, pensa Natale. Per fortuna ha ragione.


Una domenica, nel dopopranzo, dopo l'ennesimo rimprovero dei suoceri, corre via amareggiato. Ha camminato per due o tre chilometri, a passo svelto e senza guardare nessuno quando, quasi alla fine del paese, si trova davanti a un'edicola votiva di San Gennaro. Natale ricorda quando era piccolo e si fermava col nonno per una preghiera, un saluto: ha bisogno di sfogarsi un po', di un aiuto dall'alto.
"Uè, San Genna'! Ditemelo voi come devo fare! Io non ce la faccio più! Mi sento inutile, San Genna', SONO inutile! Ditemelo voi! Che devo fare? Io non campo più! Ditemelo voi, San Genna'!"


San Gennaro, seduto su una nuvoletta parecchi chilometri più in alto, con la sua chitarrina, si sente chiamare, come da una finestra aperta: "Oh, questa è bella! Chi si permette di interrompermi mentre sto suonando?". Fa un po' l'offeso, ma ha sentito benissimo le parole accorate di quel giovanottone. Si ricorda bene di lui, che tante volte gli accendeva un cero o gli dedicava una preghiera. San Gennaro posa la chitarra, fa un gesto con le dita, come a riavvolgere il nastro, e in mezzo minuto si è fatto un quadro della situazione. "Ho capito va'! Mo' chiamo Nick!" Prende il visiofonino e chiama Babbo Natale, sissignore, Babbo Natale in persona: Nicola, ma per gli amici Nick. Lo aveva conosciuto tanti anni fa a un convegno e si erano trovati bene. Dopo avevano anche fatto un duetto: Gennaro alla chitarra, Nick al banjo. Un successone.
"Nick? Yes, it's me, Gennaro! How are you? Niente, ci starebbe questo bravo ragazzo, nientemeno si chiama Natale...Siccome sta inguaiato, e poi con i bambini ci sa davvero fare, allora ho pensato... Ti mando la pratica? Perfetto! Ti allego il tutto via angelmail! Grazie, grazie assai Nick! Salutami la signora!"


Ora dovete sapere, se qualcuno vi ha raccontato la storia di Babbo Natale che ogni 24 dicembre si fa il giro del mondo su una slitta trainata da renne e lascia i regali a tutti i bambini... Beh, ci dispiace dirvelo, ma...vi hanno preso in giro! Non è vero niente! Come potete pensare che un solo Babbo Natale riesca a consegnare un miliardo di doni, in una notte? È una favoletta, bella quanto si vuole, ma sempre inventata. La verità è un'altra: c'è dietro... un'organizzazione, con sedi in tutto il mondo, il Congregone Babborum Natalorum, con sede centrale a Korvatunturi, in Lapponia.

Il Congregone Babborum Natalorum ha delle filiali in ogni nazione dove sia presente il cristianesimo. Ovviamente anche in Italia. E come tutte le associazioni segrete, ha bisogno di una copertura, per potere operare tranquillamente senza dare nell'occhio. In Campania, ad esempio, è ospitata in anonimi hangar, nel porto di Napoli. All'apparenza è una ditta di spedizioni, import ed export: la Capuano & figli. Qui, in sterminati magazzini, arrivano ogni giorno decine di container carichi di ogni ben di Dio, principalmente regali di Natale, ma anche altra roba, per non creare sospetti. E qui lavorano centinaia di uomini, quasi tutti senza sapere per chi. Tutti tranne il titolare, Capuano cavalier Pancrazio, tondo e pacioso come un prete di campagna, la faccia color del prosciutto cotto. Come San Gennaro, anche lui si ricordava del nostro Natale. Un giorno, diversi anni prima, aveva visto con quanta simpatia il suo Giuseppino, in genere così riservato, guardava e interpellava quel ragazzone che vendeva penne e quaderni.

Il cavalier Pancrazio Capuano dunque non si meraviglia affatto quando riceve la segnalazione, direttamente dalla casa madre in Lapponia, con sopra il nome e la foto di Natale. Il giorno dopo, un martedì,  lo manda a chiamare. Immaginate Assunta, quando si vede davanti la Bugatti argentata e l'autista in livrea che chiede di suo marito! Le parole dell'autiste le ha imparate a memoria: "dice per un lavoro...stagionale, ma di grande prestigio e responsabilità! Congruo compenso".
La mattina dopo il nostro Natale è lì, per il colloquio. Il vestito buono e le ginocchia che gli tremano dall'emozione. È un po' disorientato, fa improvvise domande, non lo convince l'odore di mare - lui ce l'ha già uno zio che ci ha provato a farlo entrare nel ramo...."Ma di cosa si tratta esattamente?"
"Giovanotto mio, import ed export....Spediamo e riceviamo. La vede questa? Mozzarella di bufala, di Ercolano, la migliore. La mettiamo in queste casse, nel ghiaccio. Questa sa dove finisce? In India, a Bombay, da un Maraja, una specie di principe delle loro parti. Quello da quando l'ha assaggiata ne vuole sei chili tutte le settimane. Guai a sgarrare!  E queste...Sa cosa sono? No? Corde per mandolino! In Italia ne facciamo, è vero...ma queste...! Le migliori! Willis & Sons. Arrivano direttamente dal Tennessee, e riforniscono tutti i professori 'e cuncertino di Napoli e provincia. Un trillo!  Una resistenza! Qualcosa di incomparabile. Insomma, noi rendiamo l'impossibile possibile!"


Natale non parla, il labbro all'infuori come un pesce all'amo. Pensa: "che c'entro io coll'import/export? Allora tanto valeva andare a bottega da mio suocero don Felice. O per mare con zio Nicolino".
"Ancora ci pensa? Per voi avevo pensato a un posto da aiuto magazziniere, giusto per un anno o due, così si fa le ossa. Poi...il limite è il cielo. Che ne dite?"
"Beh, ecco...Parlando di ossa, non so se tutta questa umidità...."
"Lo diceva la lettera che è un po' strano 'sto giovanotto", pensa il cavalier Pancrazio spazientito. Sa però che a Kualatunturi non si sbagliano mai. Se dicono che quel ragazzo tiene la stoffa, deve essere proprio così. Il cavaliere Pancrazio getta un'occhiata sulla cartella di Natale. Ha trovato la chiave giusta per vincere le resistenze di Natale.
"Ecco, giovanotto... So che avete una certa dimestichezza coi bambini.... Da bambino non avete avuto altri giocattoli che una palla di stracci durata... nove giorni...e cinque ore.  La mettiamo al reparto "Infanzia e giocattoli". Che ne dice? Può andare? Ovviamente fuori degli orari di lavoro può gioc...studiare quanto e come vuole. E se anche si porta la merce a casa, per qualche piccolo collaudo, non fa nulla, l'importante è che poi la riporta."
Gli occhi di Natale si inumidiscono. "Accetto!", grida alzandosi di botto, con la sedia che si sposta di un metro. "Accetto!",  ripete. "Mi fate vedere il mio reparto? Com'era? Infanzia...?"